Il lungo cammino della pace: al via Jai Jagat 2020

2 ottobre 2019: da New Delhi, India, si alza una forte voce popolare contro le ingiustizie che scuotono la nostra umanità: il diritto alla terra, la l’esclusione sociale, la crisi climatica e la lotta non violenta, sono solamente alcuni dei temi che si identificano nel nome della mobilitazione “Jai Jagat” (Vittoria del Mondo). Proprio questo 2 ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, è partita dalla capitale indiana una marcia della durata di un anno che attraverserà circa diecimila chilometri prima di arrivare a Ginevra, Svizzera, dove sono stati organizzati incontri e conferenze nella sede delle Nazioni Unite.
La sfida di Jai Jagat 2020 è più ambiziosa e non si limita al solo sub-continente indiano. La marcia infatti attraverserà sedici paesi diversi tra cui l’Italia, dove arriverà il 25 Luglio. Alla tradizione indiana si aggiungeranno quindi ulteriori culture che, insieme, si attiveranno per supportare la marcia attraverso eventi dedicati e mobilitazione locale.
Nel quadro di un così grande evento che dona luce nuova all’intero movimento pacifista globale, sono state organizzate congiuntamente in tutto il mondo conferenze di lancio della marcia Jai Jagat.
In Italia, l’Università Roma Tre ha ospitato in esclusiva l’evento di presentazione nell’ambito del corso di Sociologia Della Comunicazione tenuto dal Professor Domenico Fiormonte.
Relatori, docenti e studenti, hanno discusso, durante il pomeriggio, della vera natura per la quale Jai Jagat è nata: riuscire a scuotere un mondo politico-economico che appare insensibile, e talvolta anche ostile, ai grandi temi che affliggono le masse di tutto il globo.
Una marcia così lunga e difficile è diventata, proprio come hanno anticipato diversi libri o film, l’unico strumento che le persone comuni hanno per essere ascoltate; dobbiamo combattere per dare voce a tutti e saper così affrontare i molti problemi che ci preoccupano. Questo è il tema toccato da Flavio Lotti – Coordinatore Nazionale della Tavola della Pace – che si occuperà della prima frazione italiana della marcia, ultima tappa prima che l’evento termini a Ginevra.
Con Avani Kumar, attivista e rappresentante dell’associazione di
ispirazione gandhiana Ekta Parishad che si occupa direttamente dell’organizzazione della marcia di Jai Jagat, e di Sabine Pallas, dell’ILC (International Land Coalition), organizzazione che affronta globalmente i problemi legati allo sfruttamento della terra, si è toccato anche il tema dell’equa distribuzione delle terre, al fine di garantire ad ogni essere umano un dignitoso sostentamento.
Altro punto di forza di Jai Jagat, evidenziato dallo stesso Avani Kumar, è quello di essere un movimento fluido in quanto a tematiche: ovviamente nel mondo ogni regione ha diversi problemi socio-economici ma non per questo alcuni di essi devono essere combattuti con minor energia; è quindi cruciale che in ogni nazione nella quale passerà la marcia vengan introdotte dai cittadini nuove tematiche caratteristiche dell’area e, perché no, anche delle proposte per poter affrontare i problemi.
Nel segno di una maggiore cooperazione tra paesi ed individui, due sono stati i momenti particolarmente significativi: Diana Barreto, del CONACYT (Messico), ha speso il suo intervento appellandosi ad una nuova forma di comunicazione pacifica che possa emergere nel mondo, sconfiggendo così un clima di crescente odio e disprezzo nei confronti del “diverso”.
Nella stessa direzione va l’iniziativa del professor Domenico Fiormonte, docente di Sociologia Della Comunicazione presso il dipartimento di Scienze Politiche che, assieme a diversi studenti, ha preso in mano l’intera comunicazione italiana dei social media del movimento Jai Jagat 2020.
Durante la presentazione dei ragazzi, che hanno mostrato il loro lavoro, quello che balza agl’occhi è senza dubbio una forma di comunicazione pulita e pacifica pienamente rispondente agli intenti principali della campagna mondiale appena lanciata. Avviandosi alla conclusione, lo spirito che dopo alcune ore di discussione è senza dubbio entrato nelle menti dei presenti, è quello di una maggiore responsabilizzazione personale nei confronti di battaglie che solo apparentemente sembrano più grandi di noi e l’indispensabilità di un sano multiculturalismo, forse il lato più nobile di un mondo sempre più globalizzato e connesso.
Studenti, professori, esperti e semplici curiosi, non si sono sottratti al confronto e al ragionamento, lasciandosi coinvolgere anche da alcune iniziative più leggere come l’urlo “Jai Jagat” che è partito da Roma ed ha ormai raggiunto, attraverso i social network, tutto il globo.
La conferenza di lancio della marcia mondiale di Jai Jagat non segna però un traguardo, ma è l’inizio di una dura battaglia che dovrà essere combattuta a più mani e su più piani sociali e politici nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Quello che però è evidente è che oggi i presupposti per riuscire a perseguire i propri fini ci sono tutti e che nei prossimi mesi Jai Jagat è pronta a risvegliare le coscienze di moltissime persone.

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