Dove sono i nostri marcianti?

6/03 – giorno 155

Marcianti ad Areni (piccolo città 120 km a sudest di Yerevan): qui visitano il monastero Norovank di Amaghu, attivo sin dal XII secolo, dove incontrano il chierico Zael Kagaryan. Questi accoglie i marcianti ed elogia il movimento, ne condivide i principi e gli intenti. Chiude la giornata con la benedizione del gruppo, data tramite una antica preghiera armena (l’Armenia è stata il primo paese ad adottare ufficialmente la religione Cristiana).

7/03 – giorno 156

Delegazione in Bulgaria: l’ambasciatore indiano in Bulgaria SmtPooja Kapur ha incontrato Sh. Aneesh Thilinkery e Ms Claire Lherrmite per presentare loro delle associazioni indiane a Sofia.

Armenia: la marcia prosegue verso la provincia di Yerevan; la lunga e dura marcia del giorno viene rallegrata dalla generosità e solidarietà, tipiche del popolo armeno, di uno sconosciuto che si è fermato a regalare mele ai marcianti affaticati dal cammino.

8/03 – giorno 158

L’ultima tappa nella zona prima di Yerevan è un nevoso villaggio popolato da amichevoli bambini con cui i marcianti improvvisano una partita a calcio. 

Momenti salienti della tappa sono la visita la visita al villaggio natio del poeta Paruyr Sevak (“stay human towards humans, people!”), onorato e ricordato dai marcianti,  e infine il percorri mento di una strada che costeggia il confine tra Armenia e Azerbaigian: una zona pericolosa, questa, caratterizzata non di rado da momenti di tensione, determinati dall’azione dei soldati Azerbaigiani che sparano alle ruote delle macchine in corsa, considerate pericolosamente vicine al confine. Insomma una zona di tensione che i marcianti non potevano, in virtù del messaggio di cui si fanno portavoce, non attraversare.

Per fortuna nessun incidente si è registrato.

9/03 – giorno 159

Ancora verso Yerevan, con le donne alla guida in onore alla loro giornata. La riflessione del giorno si sofferma su queste divisioni nella società: ha senso la loro esistenza? Se fossimo tutti più consapevoli e attenti, ogni giorno sarebbe la festa delle donne come degli uomini.

Il gruppo soggiorna per la notte ad Ararat Apapat, cittadina che prende il nome dal Grande e Piccolo Ararat, vulcani che sovrastano la regione, sacri per il popolo armeno. Tuttavia entrambi i monti rientrano ad oggi nel territorio turco, in seguito alla cacciata armena e al conseguente genocidio. Si tratta di una zona instabile, caratterizzata da odio e latente conflitto tra le popolazioni vicine.

12/03 – giorno 160

Da Armash ad Artashat, un percorso giornaliero di 31 km, caratterizzato finalmente da clima più mite e terreno più piano.

In questa occasione si tiene la visita dei marcianti al monastero di Khor Virap, e l’incontro con alcuni rappresentanti politici armeni; abbiamo quindi la lettura, da parte dei leader di Jai Jagat, della lettera dell’organizzazione per il ministro della giustizia indiano, riguardante il riconoscimento del genocidio armeno e l’appello per la pace.

13/03 – giorno 162

Da Masis a Yeveran, finalmente. Qui i marcianti sono infine accolti nell’ “Erebuni Museum” dai membri del consiglio cittadino. 

Erebuni è l’antico nome della città, da qui l’importanza della visita ai fini della comprensione della storia del luogo e di ciò che rappresenta. 

Il gruppo si fermerà a Yerevan per qualche giorno per incontrare varie organizzazioni, prima di proseguire la marcia verso il confine Georgiano.

Flavia de Petris per Jai Jagat Italia

Crediti fotografici: Jai Jagat 2020

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